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a te e famiglia

Storia di un'esperienza educativa

Fringe Mi Festival 2022

un progetto di Angelo Campolo e Giulia Drogo

con Angelo Campolo

musiche di: Giorgia Pietribiasi

scene: Giulia Drogo

segreteria di produzione: Mariagrazia Coco

una produzione: DAF project

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Il racconto personale di un teatrante che, con leggerezza e ironia, accompagna il pubblico alla scoperta del mondo della giustizia minorile in Sicilia. Un percorso di “messa alla prova” segnato da errori, frustrazioni, ma anche da gioie inaspettate che permettono all’immaginario di vincere sul reale, aprendo lo spazio del possibile in percorsi di vita all’apparenza già segnati.

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Angelo Campolo traccia insieme a Giulia Drogo un percorso personale che muove dalle esperienze educative realmente avvenute con i ragazzi del programma educativo "Liberi di Scegliere" promosso dal giudice Roberto Di Bella, attuale presidente del “Tribunale dei minori di Catania”.
 

Un racconto in prima persona, condiviso occhi negli occhi con il pubblico, all’interno di storie difficili in cerca di riscatto. Una si svolge a Messina, l’altra a Catania, due città dai contesti criminali molto diversi. Protagonisti sono alcuni ragazzi a cui lo Stato offre la possibilità di affrancarsi dalle famiglie di provenienza, e gli educatori che, insieme a loro, affrontano un percorso di “messa alla prova” segnato da errori, frustrazioni, ma anche da gioie inaspettate che permettono all’immaginario di vincere sul reale, aprendo lo spazio del possibile in percorsi di vita all’apparenza già segnati.

 
Con il suo ritmo sempre intenso, tra teatro di narrazione e digytal storytelling,  “A te e famiglia” si fa esso stesso inno al Teatro, alla potenza politica della sua arte, al suo processo di scoperta sempre vivo,

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​Le videoproiezioni firmate da Giulia Drogo concorrono ad accompagnare lo spettatore in questo viaggio scandito dalle canzoni originali e appassionate della giovane cantautrice Giorgia Pietribiasi.​

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NOTE DI REGIA

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“Il punto di osservazione attraverso cui raccontiamo, quello di un teatrante estraneo alle logiche della giustizia minorile, cerca di offrire testimonianza di come l’incontro con determinate realtà sia un’opportunità di conoscenza sia per chi educa che per chi viene educato. Almeno così è stato e continua ad essere per me.  Il pubblico prosegue un processo di scoperta ancora vivo perché fa riferimento a recenti esperienze nel tentativo di mettere in luce la necessità, non dico di riscrivere i confini tra giusto e sbagliato, ma almeno di provare a raccontarli in modo diverso. Catania, in questo senso, è una città simbolo, teatro dell'ultimo progetto svolto con i ragazzi del programma "Liberi di Scegliere". Segnata da un alto tasso di criminalità e dispersione scolastica, ma comunque attraversata dal suo proverbiale “spirito di iniziativa e impresa”, come dimostrano la vitalità dei ragazzi di cui racconto che non hanno nulla dell’immaginate stereotipata dei criminali. Anzi. Tutto il contrario. Il dramma ed il conflitto sembrano più appartenere ad un mondo educativo spesso lasciato a operare senza mezzi e con troppe poche risorse. In particolare, mi soffermo sulla figura di un’educatrice, Teresa, ispirata a diverse donne incontrate negli anni, che offre tutta sé stessa, con generosità, al proprio lavoro, diventando “mamma” di tanti ragazzi, ma che paradossalmente finisce per smarrire il rapporto con il proprio figlio. Questo la porta a voler mettere in luce i tanti casi di giovani mamme che subiscono la propria condizione di maternità, spesso imposta come atto coercitivo da parte di un contesto criminale e non solo, che le vuole tenere incatenate a sé. Per fortuna molte di loro, soprattutto negli ultimi anni, riescono a resistere e trovare la strada del riscatto. “Liberi di Scegliere”, a tal proposito, nasce proprio per volontà di una madre che trova la forza per chiedere aiuto alle istituzioni e liberare il figlio da un destino segnato”.

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